Arancia e fondente

Questa è la storia di Zagara, l’attrice del cinema muto, che finì per diventare trasparente.

La Sicilia di inizio 900 era un cumulo di bellezza, rattoppata e allambiccata, ammassata tra macerie di povertà asfissiante, usanze ancestrali e ricchezza aristocratica.

Tra le piante delle arance e quelle dei limoni, Zagara cresceva correndo profumata nelle corti del palazzo. Ogni giorno era un nuovo inizio, ogni luna una luna piena. Zagara crebbe senza mai uscire dal suo spazio protetto, tra le mura che erano state fenicie, romane, angioine e borboniche.

Fin da piccola visse nel suo mondo solitario, animando con la fantasia ogni oggetto che la circondava.

Parlava coi tronchi, discuteva animatamente coi sassi e inscenava tormentate storie d’amore con i panni stesi ad asciugare.

Fu probabilmente questo a fare di lei una splendida attrice, quando ancora non sapeva neanche cosa significasse recitare.

Ma il destino, come un fiume, non ha un corso regolare: scorre lento tra le valli, ma fa salti tra le rocce, e cambia repentino il suo percorso per strade sconosciute: e così fu per Zagara, che a 18 anni e 20 giorni recitò il suo primo film senza dire una parola.

Il successo la travolse in questi primi anni di Cinematografo e in poco tempo prese parte a molti film, divenne un volto ormai ben noto, e le donne iniziarono ad atteggiarsi come lei.

Ma in un giorno di caligine un po’ funesto e silenzioso, Zagara si accorse che stava diventando trasparente. Le sue membra come muro al sole si sbiadivano pian piano, i suoi capelli come vetro, filtravano la luce.

Per Zagara così era deciso, e così sarebbe stato e terminò la sua carriera, scomparendo lentamente, da quel mondo senza voce.

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2 pensieri su “Arancia e fondente

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